Il canneto rispunta i suoi cimelli
nella serenità che non si ragna:
l'orto assetato sporge [...]
Là dura un vento che ricordo acceso
nelle criniere dei cavalli obliqui
in corsa lungo le pianure, vento
che macchia e rode l’arenaria e il cuore
dei telamoni lugubri, riversi
sopra l’erba. Anima antica, grigia
di rancori, torni a quel vento, annusi
il delicato muschio che riveste
i giganti sospinti giù dal cielo.
Come sola nello spazio che ti resta!
E più t’accori s’odi ancora il suono
che s’allontana verso il mare
dove Espero già striscia mattutino
il marranzano tristemente vibra
nella gola del carraio che risale
il colle nitido di luna, lento
tra il murmure d’ ulivi saraceni.