Nella notte entreremo
a rubare
un ramo fiorito.
Passeremo il muro,
nelle tenebre del giardino altrui,
Pablo Neruda
No, non lasciate chiuse
le porte della notte,
del fulmine, del vento,
di ciò che mai si è visto.
Restino aperte sempre
esse, le ben note.
E tutte, quelle ignote,
che si aprono
sui lunghi percorsi
da tracciare, nell’aria,
sulle rotte che stanno
cercandosi un varco
con volontà oscura
e ancora non l’hanno trovato
in punti cardinali.
Mettete alti segnali,
astri, meraviglie;
che si veda chiaramente
che è qui, che tutto
desidera accoglierla.
Perchè può venire.
Oggi o domani, o fra mille
anni, o il giorno
penultimo del mondo.
E tutto
dev’essere così piano
come la lunga attesa.
Eppure so che è inutile.
Che è un gioco mio, tutto,
aspettarla così
come folata o brezza,
temendo che inciampi.
Perchè quando lei verrà
sfrenata, implacabile,
a raggiungere me,
muraglie, nomi, tempi,
si frangeranno tutti,
travolti, penetrati
irresistibilmente
dall’immensa tempesta del suo amore,
ormai presenza.
Nella notte entreremo
a rubare
un ramo fiorito.
Passeremo il muro,
nelle tenebre del giardino altrui,
Pablo Neruda