Il vento delle selve
chiaro corre alle colline.
Precoce aggiorna: l’adolescente,
del sangue, ha simile sgomento.

E l’orma dell’acqua è l’alba
sulla riva. Si esauriva in me
il supplizio della sabbia,
a batticuore, spaziando la notte.

Duole durevole antichissimo grido:
pietà per l’animale giovane
colpito a morte fra l’erbe
d’agro mattino dopo le piogge nuove.

La terra è in quel petto disperato,
e ivi ha misura la mia voce:

Tu danzi al suo numero chiuso
e torna il tempo in fresche figure:
anche dolore, ma così quiete
vòlto che per dolcezza arde.

In questo silenzio che rapido consuma
non mi travolgere effimero,
non lasciarmi solo alla luce;

ora che in me a mite fuoco,
nasci Anadiomene.

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