Isole che ho abitato
verdi su mari immobili.
D'alghe arse, di fossili marini
le spiagge ove [...]
Nell’aria dei cedri lunari,
al segno d’oro udimmo il Leone.
Presagio fu l’ululo terreno.
Svelata è la vena di corolla
sulla tempia che declina al sonno
e la tua voce orfica e marina.
Come il sale dall’acque
io esco dal mio cuore.
Dilegua l’età dell’alloro
e l’inquieto ardore
e la sua pietà senza giustizia.
Perisce esigua
l’invenzione dei sogni
alla tua spalla nuda
che di miele odora.
In te salgo, o delfica,
non più umano. Segreta
la notte delle piogge di calde lune
ti dorme negli occhi:
a questa quiete di cieli in rovina
accade l’infanzia inesistente.
Nei moti delle solitudini stellate,
al rompere dei grani,
alla volontà delle foglie,
sarai urlo della mia sostanza.
Isole che ho abitato
verdi su mari immobili.
D'alghe arse, di fossili marini
le spiagge ove [...]